“… Usavano salassi generali e parziali, ghiaccio sul capo, bagni tiepidi prolungati, docce fredde, purganti, cauterio alla nuca con potassa caustica che veniva anche usata per le donne senza mestruazioni strofinandogliela sulle cosce. Se di notte i malati diventano criminali i letti sono legati ai muri o murati al pavimento, i pazienti erano vestiti miseramente e alle pareti c’erano lamine di ferro con anelli ai quali legare gli agitati. Se ci sono dei luoghi nei quali i malati erano trattati con decenza, sono le strutture private, mentre in moltissimi luoghi pubblici sono rinchiusi in grotte e prigioni, trattati come bestie feroci, bastonati, incatenati oppure sottoposti al supplizio della fame e della sete”. (Stefano Bonacossa, Diario di Viaggio del 1838, in Simone Cristicchi, Centro di Igiene Mentale, Mondadori, p. 221)

Le famiglie con persone con disabilità, nell’arco della crescita e dello sviluppo della persona con fragilità, sono chiamate ad affrontare e risolvere svariati problemi. Per fortuna, non più quelli di “un tempo”…, ed oggi anche grazie alla Convenzione Internazionale delle Persona con disabilità che chiaramente riconosce i Diritti Umani insopprimibili. Oltre i piccoli e grandi sacrifici quotidiani, vi sono fasi di svolta della vita della persona con disabilità (l’integrazione scolastica nei vari livelli di studio, il compimento della maggiore età e la scelta dell’istituto di tutela, l’eventuale integrazione lavorativa, etc…) che determinano la ricerca di nuovi sistemi di equilibrio affettivo, sociale e giuridico.

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